Storia di Lendinara

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(Fonte: Enciclopedia Treccani)
Storia. - Le prime memorie storiche di Lendinara risalgono all'870 e sono collegate alla famiglia veronese dei Cattaneo, che, in quell'anno, vi stabilirono la loro dimora. Signori fino al 1275, i Cattaneo dovettero poi cedere il dominio del feudo ai Carraresi e agli Estensi. Dopo varie lotte e vicende, Ercole d'Este, col trattato del 7 aprile 1484, cedette alla Repubblica veneta Rovigo, Lendinara e Badia. Nel 1797 Lendinara fu aggregata alla Repubblica cisalpina, nel 1798 occupata dagli Austriaci e nel 1801 dai Francesi; dalla caduta del Regno italico (1815) fino al 5 luglio 1866 fece parte del Regno lombardo-veneto.

APPROFONDIMENTI:

Etimologia del nome - Non è ancora stata trovata una spiegazione sicura per l'origine del nome di Lendinara. Affinità etimologiche starebbero a dimostrare l'origine celtica. I suoni "L-N-D", infatti, si trovano in molte città fondate dai Celti.
Altre ipotesi affermano l'origine germanica o veneta del nome. Secondo queste ipotesi (origine germanica o celtica) il nome risalirebbe al periodo delle invasioni barbariche e significherebbe “terra fortificata”. Avrebbe origine, infatti, dal contesto lessicale paneuropeo e prelatino della parola land. Pieri, fa derivare il nome della città dal termine latino hirindine o hirundine (rondine) con l'aggiunta del suffisso -aria.

I Lendinaresi attribuirono la fondazione della città all'eroe troiano Antenore che l'avrebbe fatta sorgere prima di fondare Padova. In questo caso, quindi, il nome inizialmente sarebbe stato "Antenaria".
In un documento del 944 di Papa Marino II al vescovo di Adria la città appare con il nome di "Lendenaria".

Antichità - Che un primitivo centro esistesse già in età romana è dimostrato da numerosi ritrovamenti archeologici, quali urne cinerarie, lapidi, monete, vetri ed anche tracce di opere stradali ed idrauliche. Forse si ebbero insediamenti più antichi perché alcun reperti sembrano derivare la loro origine dal Medio Oriente.

Medioevo - Il primo documento storico riguardante la città risale all'870, quando il veronese Umberto Cattaneo ottenne dai carolingi la signoria sul paese, signoria che durò per più di quattro secoli.
anticapiantacittaGià nel secolo XI Lendinara era "illustre Castello, arricchito di molte fabbriche e torri, colte popolazione", come la definì il Muratori.
Il castello era collocato alla sinistra dell'Adigetto ed era circondato da fortificazioni che contenevano gran parte dell'abitato.
Al di fuori delle mura si trovavano, invece, la pieve di Santa Sofia e il convento di San Biagio attorno a cui si andavano formando varie contrade.

Lendinara era situata al centro di un territorio molto fertile e i suoi fiumi, Adige ed Adigetto, favorivano le comunicazioni. Lo sviluppo fu continuo e rapido con la costruzione di chiese e ville e la presenza di notai, famiglie cittadine nonché di un'organizzazione comunale sviluppata.
Ebbe un podestà a partire dal 1225 e fu dotata nel 1321 del primo statuto in Polesine.

La città venne distrutta da Ezzelino da Romano nel 1246 a causa dell'amicizia dei lendinaresi coi San Bonifacio.
Verso il 1275, per un breve periodo, la città si resse a repubblica.

I padovani acquistarono la città nel 1283 e la cedettero poi agli Estensi. In questo periodo fu eretto il "Granarone", un grande deposito di vettovaglie.
Il castello aveva una torre maestra di cinque piani, e una fossa che circondava tutto il paese, solo un ponte di legno raccordava il centro con la rocca.
Quattro porte regolavano l'accesso alla città.
Dopo esser stata venduta ai veneziani, per Lendinara il quattrocento fu il secolo d'oro per la cultura, i numerosi conventi della città ne furono custodi e diffusori.
Nacque anche la grande scuola degli artigiani del legno dei Canozio, fra cui eccelse Lorenzo (1426-1477) autore di lavori in stile gotico.

Età moderna - Al fiorire congiunto di arte ed economia, seguì una maggiore tutela del territorio reso paludoso dalle frequenti alluvioni.

Nel 1495 Lendinara ricevette il titolo di città. L'economia si sviluppò con l'incremento di produzione agricola.
Nel cinquecento la città si era allargata ed arricchita di case signorili ed oratori.
Nel seicento Lendinara divenne molto attiva e la popolazione, oltre che all'agricoltura, era dedita all'industria della lana e al commercio dei pellami.
Il fenomeno culturale portò, nel 1695 alla fondazione della prima stamperia.
Nel settecento la città si rinnovò con la ricostruzione di edifici pubblici e privati, mentre le strade e le piazze furono lastricate.

Anche la cultura ebbe un grande impulso col fiorire della letteratura e il riemergere della lavorazione del legno. In questo periodo Lendinara fu chiamata "l'Atene del Polesine".

Tra la fine del Settecento e tutto l'Ottocento la città fu dominata inizialmente dai francesi e successivamente dagli austriaci.
zuccherificioNel 1866 Lendinara divenne a far parte del Regno d'Italia, ma alla nuova condizione di libertà si contrapposero però delle notevoli difficoltà economiche che spinsero parte della popolazione all'emigrazione verso il Brasile.
All'inizio del Novecento la città ebbe uno sviluppo industriale con la costruzione dello zuccherificio, di una fabbrica di concimi, di uno jutificio e canapificio e di un'industria alimentare.

Attualmente l'industria è orientata verso l'arredamento, l'abbigliamento e le calzature pur risentendo della crisi generale di questi settori.





"Documenti dell'Archivio Vangadiciense di Badia Polesine. Per gentile concessione del Sodalizio Vangadiciense"

996-dicembre-26-Marca

996 dicembre 26, Marca



lindinaria1

Donazione del marchese Ugo alla Vangadizza, consistente in fondi, case, castelli, chiese e mulini in Montagnana, Lendinara, Longolo, Arquà, Villamarzana, 'Conchi Valli', Badia, ecc. Atto singolo membranaceo, mm. 365 x 192 Stato di conservazione: Lingua: latino

 

 

1495-aprile-30-ind



Il doge Agostino Barbarigo scrive al podestà di Lendinara Pietro Magno, dando notizia di una precedente ducale inviata al podestà di Badia, nella quale si raccomandava di non impedire al podestà di Rovigo di intervenire nelle cause di livelli ed affitti della Vangadizza, che comportassero un’ammenda superiore a cento lire di piccoli.

Atto singolo membranaceo, mm. 282 x 355
Stato di conservazione: buono
Lingua: latino


 



1607-novembre-25-ind

 

Il doge Leonardo Donà scrive al podestà di Lendinara di esprimere la sua opinione sulla supplica inoltrata dall’abate della Vangadizza.

Atto singolo membranaceo, mm. 222 x 421
Stato di conservazione: buono
Lingua: volgare


 


1625-febbraio-8-ind


Il doge Francesco Contarini scrive al podestà di Lendinara Francesco Balbi che, in base alla delibera del Consiglio dei Dieci, debba essere libero il passaggio dei trasporti dei prodotti della Vangadizza.


Atto singolo membranaceo, mm. 333 x 466
Stato di conservazione: buono
Lingua: volgare