Storia contemporanea
Dopo la caduta di Napoleone, nel 1815 il Congresso di Vienna stabilì che il Polesine di Rovigo, che entrò a far parte del Regno Lombardo-Veneto, fosse delimitato a sud dal Po, includendo anche i territori della Transpadana Ferrarese che non avevano mai fatto parte della Serenissima. Venne così costituita la Provincia di Rovigo. Anche l'Isola di Ariano entrò a far parte del Regno, in provincia di Venezia. Nel 1819 anche la diocesi di Adria riflesse gli stessi cambiamenti: i confini furono ridisegnati e vi fu uno scambio di territori con l'arcidiocesi di Ferrara; infine la diocesi di Adria venne a dipendere dal patriarcato di Venezia. Nel 1851 il delta del Po passò dalla Provincia di Venezia alla Provincia di Rovigo, dando finalmente al Polesine l'identità geografica che oggi conosciamo.
Nel 1866, dopo la terza guerra di indipendenza, il Polesine fu annesso all'Italia seguendo le sorti del Veneto. Dagli ultimi decenni dell'Ottocento e fino alla prima guerra mondiale, il Polesine fu oggetto di un enorme flusso migratorio in uscita indirizzato soprattutto verso il Sudamerica (Brasile e Argentina), ma anche verso il triangolo industriale (Torino-Genova-Milano). In epoca fascista l'emigrazione verso l'estero va spegnendosi, mentre inizia un movimento di popolazione verso l'Agro Pontino, nell'ambito dei progetti di bonifica promossi dal regime.
Nel 1893 nasce l'organizzazione del Partito Socialista Italiano (PSI) nel rodigino. Il padre del socialismo rodigino fu Nicola Badaloni con la collaborazione di Gino Piva. L'entusiasmo politico e sindacale di Gino Piva fu così contagioso che il primo sciopero del 1894 rimase memorabile tra i braccianti del Polesine da essere ricordato in un canto popolare del tempo:
Evviva Gino Piva / che col suo bel parlare / tutta la provincia / ha fatto ribellare.