Santuario del Pilastrello - IL CAMPANILE

 
Nel 1736 il campanile, come risulta dalla perizia di Bartolo Albori, pubblico perito di Lendinara, era ubicata "sopra la mura della sua chiesa, de altezza di piedi n° otto onze tre di Polesine, e largo piedi sette di Polesine. Il qual campanile poi resta coperto di coppi che si uniscono alli coppi della chiesa ad oggetto di preservar il volto di essa chiesa dalla pioggia(*).
I lavori di costruzione della torre campanaria iniziarono nel 1738 e terminarono tre anni dopo su committenza di Melchiorre Sabini, personaggio eminente di Lendinara, la cui magnanimità è ricordata nella lapide infissa poco sopra la base. Il progetto è opera presumibilmente di Francesco Santini (1698 - 1756) della stimata famiglia estense di maestri muratori e progettisti operanti nel Settecento anche nell'area della transpadana ferrarese. Il modello architettonico utilizzato dal Santini riprende gli schemi già sperimentati dal padre Vincenzo nei campanili di Ceneselli, Bergantino e Zelo, e dal fratello Angelo a S. Pietro in Valle.

   Fu realizzata dalla parte della sacrestia vecchia, con mattoni e pietra istriana per un'altezza complessiva di metri 50,17 e completata da una cupola con croce. "Pose di essa la prima pietra il reverendissimo padre don Giacomo Petrobelli, dotto e benemerito abate del monastero olivetano di questa patria, e senza interruzione di lavoro fu condotta rapidamente a perfezione l'anno 1741. Questa torre d'ordine ionico, lavorata di mattoni arrotati e di pietra istriana con cupola coperta di piombo e concerto di grosse campane si presenta allo sguardo nobilissima e vaga per la sua simmetria e ricorda per la sua maestà il grande animo di chi l'oro profuse per innalzarla" ricorda Giovan Battista Conti(*).
La struttura portante è in mattoni levigati e l'apparato decorativo, costituito da cornici e balaustre in pietra d'Istria. Il basamento della torre a pianta quadrangolare rastremato verso l'alto e bugnato angolare in pietra d'Istria, sorregge l'alto fusto sul quale si aprono alcune piccole aperture atte all'illuminazione della scala interna. I lati sono articolati in riquadri mistilinei che interrompono la linearità e la verticalità della struttura. La canna termina con la cella campanaria aperta verso l'esterno con due bifore delimitate da tre lesene ioniche; al di sopra un tamburo ottagonale, racchiuso da una balaustra marmorea con agli angoli dei quattro lati due vasi, sostiene la cupola a bulbo, con palla dorata e croce in sommità. Nella zona campanaria sono sei le campane posizionate dalla ditta Colbacchini nel 1810.
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* (tratto da: LENDINARA Notizie e immagini per una storia dei beni artistici e librari - a cura di P.L. Bagatin, P. Pizzomano, B. Rigobelli - edizioni Canova).